chi mo te cuntu
In questa sezione presentiamo tutti i racconti, aneddoti, poesie, (Fhatti e Fhattarialli), ecc. su Castagna, sia in Italiano che in dialetto, Esprimiamo tramite questi scritti, la nostra storia, la nostra cultura, le nostre emozioni e il desiderio di ritrovare e mantenere le nostre radici.
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Il mio paese
Di notte nel mio paese
neanche le ombre tacciono:
dai vicoli neri si alzano
stridule note di malinconia
i camini nell'aria
dipingono fumose
nenie d'inverno,
gli ubriachi
riaccendono per un attimo
i loro sogni infatti
poi la desolazione
li schiaccia
contro i muri umidi.
decrepite dimore
in lenta agonia
cantano anch'esse
la loro morte.
Si, di notte nel mio paese
è tutto un canto
tutto un pianto.
Salvatore Piccoli 1980 (premio San Nicola Arcella)
Amico mio
Io non capisco
non voglio capire
questa utopia fuggiasca
se davvero è fuggita
dalle tue mani
e davvero mi stupiscono
i tuoi "forse".
L' acqua del mare
è gonfia di sale
ma l'autunno
deve ancora venire
e poi l'inverno lava i "perchè"
Natale
è un mito
che si ripropone,
ma i pupazzi di neve
non fumano adolescenza
propongono
spettri di incomunicabilità.
Scivolano
su grigi conformismi
le tue labbra
o le mie?
Salvatore Piccoli (1979)
Noi
Tu che componi
su lucidi sentieri
allegrie anemiche
confondendo
le tue febbri
su sabbie ingiallite,
tu non hai visto
la nostra noia
roderci
momento per momento
lungo i sentieri
antichi dell'adolescenza,
nè i nostri ardori
spegnersi i miti
sciolti in pianto.
Tu non sai le nostre fughe
la rabbia
le paure
e questo consumarsi
lento della speranza,
tu non conosci
quel tipo che noi siamo:
brucia ragazzo brucia
e bruciando moriamo
moriamo di cielo.
Salvatore Piccoli (1978)
La Poesia non è mai poesia
E' sempre e soltanto mancanza di Poesia
Marcello Chiodo
Risvegliati da un calore selvaggio
Che si dibatte
Come un sapore
Per dar fondo a un respiro remoto
Ci lasciammo.
E più in là
Già sgorgava la luce
Di una ruga.
Marcello Chiodo
Cammina
Vai avanti
E brucia le carezze che invadono il loro sussurro
Marcello Chiodo
Voglia di andarsene:
ma dov’è il giorno?
Dov’è la vita?
Marcello Chiodo
Epifania
Vagavo da tempo tra i confini dell'universo assaporando l'estasi della ormai
quasi vicina essenza dell'assoluto.
Vibravo nell'etere tra particelle d'amore primordiale,che irradiavano una luce celestiale
e una melodia cosmica mi spingeva dolcemente nell'intramonto.
Quando fui sufficientemente vicino al TAO ,
mi assalì un leggero senso di malinconia, che mi ricordò della mia,
se pur lieve, permanenza di umanità.
Mi ero incarnato migliaia di volte e la purificazione catartica,
mi aveva liberato dal desiderio e dalle passioni... o almeno così credevo,
perchè quando ero vicino al mio Nirvana , mi appariva il retaggio di un vecchio tenace sogno umano.
Lontano, sfuocato come le pellicole di un vecchio film e
l'immagine di un volto bellissimo che sorridendo mi porgeva degli anelli.
Allora la malinconia aumentava e si tramutava in dolore e il dolore in smania
e la smania nella necessaria umanità del desiderio.
Mille vite non erano bastate! L'ultima volta che mi sono incarnato,
non è che avessi tanti indizi delle parti che sentivo mancarmi.
Avevo un vago ricordo della storia degli anelli,
del colore di occhi e capelli e il nome di un presepe di case sparse su un monte:
CASTAGNA.
Sentivo la mia anima appesantirsi e venivo assalito da un peso che opprimeva quella parte
dove nel mio corpo fisico c'era il cuore e dopo tantissimo tempo di atarassia,
mi ricordai del nome con il quale era chiamato questo sentimento:
Nostalgia....
30 Agosto 2007 Federico Talarico
CASTAGNA : Detti Celebri…
Bedovino, bedovino, cosa fai nel mio giardino?
( Il medico Arcuri a Peppino Ndringhiti che vagava nel suo orto.)
Avere avuto pagura?
(Il signor Ntoni Mongiocchi ad un marocchino schiantatosi con la macchina ad un lampione lungo la strada nazionale di Castagna)
O autunno impernale, mi stai fando impazzire….
( Canzone operaia del sig. Bruno De Fazio)
Essì voi in porta ci mettete un pigmento…
( Un calciatore castagnese deluso per non aver visto convalidato un proprio gol perché il portiere avversario era troppo basso!)
Ermelinda non fare diuiare la nonna!
(La vecchia nonna di Ermelinda, bambina troppo vivace!)
Ti butto il reccato!
( Un ragazzetto che cercava la maniera più offensiva per vendicarsi di un torto subito)
Garropuisi scurcia pelli e fa cammisi.
(Detto popolare per definire gli abitanti caprai di Carlopoli nell’antichità)
A me a Castagna non mi ponno vedare ma io mi difendo
Il medico Arcuri scimmiottando il parlare popolare.
Quandu vid a unu chi alle curve se tumba dde banda, statti sicuru ca è brunu e giurranda.
Detto popolare riferito ad uno speciale motociclista
Pigliame ssu catu!!! Serafino Volpe alla nipote di Roma
E lei: Quale, nonno? Il piccolo o il grande? E lui:
Caue santu diavuu vue…..!
EROTICI
Cchi bellu cuu a tumbarinu! A cavalliera…..!!!
Colorito commento di compari Giuseppe, detto Cadorna, sul passaggio leggiadro di una donna sulla via Nazionale di castagna)
Dialogo tra lo stesso generale Cadorna e una signora che tornava dalla fontana di pecoraro con la vumbua piena:
O Rosì jisti ad acqua? pianzica t’era mpocata a sorvara..?
E lei rispose:
Si compà m’è mpocata, ma
Illu a tie t’avera dde chiatrare!
Rosì, Rosì…nu pocu e ciuatu!
Il Delegato ubriaco alla moglie mostrando l’indice!
Mugliè veni curcate santu Dio ca ullu puazzu correggere cchiù!, m’arzilla ntra e mutande….. (Il vecchio Chiavino alla moglie una sera d’inverno) E lei vezzosa cercando con le dita di schiacciare una pulce sulle proprie gambe: Aspetta aspetta quanti pigliu nu pollice….
U sue e marzu pero rumpe lle corne do vitellazzu
Il sole di marzo rompe le corna del Vitellazzo
Urzuilla (De Fazio Francesca Orsola)
Giovita Sacco ved. Arcuri
Due novembre giorno dei morti
la gente visita il campo santo
e mette alle tombe con mani pietose
lumini, gelsomini, fiori e rose.
Quante persone care non ci sono più
in cielo l’ha chiamate il buon Gesù.
Ricordi di parenti, papà e mamma
di tutti nel cuore conserviamo la fiamma.
Ricordo la cara mamma mia
quand’ero bambina m’insegnò l’Ave Maria.
Quelli che per servire la Patria furono chiamati
e dalla guerra non sono più tornati.
Ricordo la mia maestra Palmira Scalise
che sempre mi “dicia”
voglio essere sepolta alla terra natia.
Ricordo l’avv. Giosuè Arcuri
che a Castagna per quindici anni
un tema fece fare in memoria di suo padre
alla quinta elementare.
Accogli Signore
le preghiere a mani giunte con sincerità
di mamme spose che nel dito brillò
l’anello della fedeltà.
Prego per tutti quelli che porto nel mio cuore
e per compianto mio sposo Salvatore.
All'amici castagnisi
Ccè su jurnàte chi nun quaglia grassu.
si cazzillusu puru ccu nà musca,
ammarmùrutu tu nun truavi passu
e dintra 'uacchi hai manàte e jusca.
A vita passa cumu na jumàra,
na vota chjna, natra vota arsa,
oje t'alliscia cumu na magàra,
domani te remini dintra na farsa.
Nu pocu d'acqua frisca e pecuraru
cè vora mu me 'nzuccaru i pensieri,
nà 'nticchia d'aria, nu panaru paru
e cose nostre, d'amici sinciari.
Mandatime ppè posta nu sazizzu
e pruvua basta puru nu cuacchju,
cà ccu nu sursu e vinu minde spacchju
e cantu allegru cumu nu marvizzu.
Amici mie chi siti allu paise
chi se pigliaru u nasu a muzzicuni
mandatime sazizza, no turduni,
nun aspettati assai, ve pagu e spise.
V'arraccumandu mu pigliati nota
mu cchjù nun me faciti a mastravota:
nò dò computer, ma vere sazizza
o priagu Ddio mu chhjù nun...
Federico
Castagna
Occhi di case abbarbicate
sui dolci pendii
che guardano il lontano mare.
Intrecci di vie cosparse
sui morbidi dossi.
Ricordo, li percorrevo correndo,
mentre la fresca brezza
lievemente intrisa
del profumo dei pini maestosi
della Piccola Sila
mi accarezzava.
Castagni secolari
affondano nell’aspra terra.
Esule di essa sono nata,
dolce il tornarvi.
Come piante rampicanti le mie radici
avvinghiano il mio cuore.
Lì dimorano i ricordi più belli.
Rivarolo, 12/07/2011
Compagni di viaggio
Chi dimora con me in questi
istanti?
Siete voi miei compagni di
viaggio.
Voi che avete lo sguardo perso
come il mio,
velato da stille di dolore.
Smarriti noi siamo
di fronte al triste destino.
Inseguiamo i nostri perché
al pari di folli
che inseguono le loro ombre
nel gioco crudele
di rincorrere il tempo che
fu’.
Eppure…
Egualmente gioiamo
nel sentire un battito d’ali
e ci perdiamo
in quel soffio lieve,
come velieri trasportati
dai vezzi di un fievole vento.
Rivarolo, 19/10/201
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