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Caro Mark con questo, do atto all'incarico che mi hai lasciato...
ciao Ginuzzu
E gorgonie rosse
Le trecce tue
E la bellezza che stilla
Solitudine
Come un crostaceo che si allontana dal mare
Le radici del cuore
Mi raggiungeranno
Per far voltare
Le deviazioni sul fornello
Delle risposte.
Nessun sogno
Ci costringe a comprendere
Per affondare la vita
Nella sua linea retta
L’autunno laverà
Il frastuono idiota degli istanti
E tutte le preghiere
Di slancio
Che ronzano nell’aria.
Desideri capovolti
Si sciolgono senza dignità
Come cera sporca
Nel sudore che taglia il sottobosco
E i traditori del pensiero
Cliccano sulle ultime
Poesie dell’universo
Sommerse nello sterco dell’anima
Trovandole incontaminate
Foglia contro foglia
Nel fango agitate dai sensi
Gli assassini scavano a silenzi alterni
Per spingere nella melma di sotto
Le facce sommerse piene di bocconi
Così i bambini
Come i polli di Velasquez
Prima di essere affettati nella seta
Come mozziconi di simboli globali
Saranno propietari dei bassifondi morti e vivi
Vivi e morti
A schiacciare parassiti con poesie disamorate.
Per le tue scarpe tragicomiche
Per queste foglie di felce color della luna
Per quel bacio che scricchiola nel tombino delle labbra
Per esser morto all’ombra di un mandorlo
In quel mattino di primavera
Per i prati umidi della tua voce ironica
Per il profumo antico delle mie sciocchezze se non ci sono più fiori
Per il crepuscolo che viene a ballare sull’erba
Per il tuo cuore, sorella alba, o tempo perduto…
Per un cuore vuoto che fluttua tra le betulle dei tuoi silenzi
Per i tuoi occhi che tornano prima che i venti si allontanino
Per aver sognato carezze di salici nella foresta dell’anima
Per chi corre e corre nel fango di un estremo sospiro
Tutto è rosso nella sua forma eterna
O pietra di sale ormai ti appartengo.
Il sole corre fra l’erba
Non un filo d’aria
Il tempo respira dalla bocca
Conosco la follia al margine della strada
Il sudore ha macchiato l’asfalto
Il dolore sbava qua e là
Voglio morire e basta.
E poi non ho tagliato la corda
E le ferite sdraiate sul ventre
Abbaiano sole contro tutti
Un giorno o l’altro le cose si mettono male
Lo spazio si è curvato e strappa ciuffi di vita
E si diverte a intrecciarli sulla città nera
Che non si vede
Lì è il mio posto e il mio lavoro
Lì fissero al treppiedi la mia coscienza
Dove le parole fanno e disfanno il loro bagaglio
E il sorriso si slaccia le scarpe
E il tempo ha la pelle d’oca
E gli occhi profondi
Ma senza ciglia.
Il flutto dei suoi baci
Giace nella costola delle labbra
E nel buio congiunto a un silenzio
Che trabocca
Stilla un dolore aperto a stella
In quest’ora disabitata
La vita ha tonfi amari
Così lievi
Che non so odiarli.
Dalle vene squarciate della noia
La primavera esala
Oscuri profumi
E una rosa in poco sangue raccolta
Mi riporta dolcezze
In trasparenze
Forse vuoi una bellezza
Che si scioglie dolce nel tempo
E che uccida la morte
E più ancora la vita.
I vetri piangono.
Le mie foglie senza più stile
Sotto un cielo finto che ha
Plastificato i tuoi sogni
Il vento ispira nuove piogge
Dove più dolce
La morte oscilla
Fra pensieri non miei e la bellezza smembra
Gelidi abbandoni nel mattino che riaffiora
Da un tuo sorriso amaro.
Lungo il sentiero della sera
Ombre bellissime
Danzano in un gioco obliquo
Tu, riversa tra le spine,
anima stanca spingi le stelle giù dal cielo
e la luna s’allontana
nera lungo i viali
dove già muore una striscia d’aurora
umide carezze tremano sul tuo corpo
illuminato di dolore.
C’è un cuore che brucia
Nei reticolati del vuoto
C’è un cuore tra i rifiuti
Fulminato sugli acquitrini del dolore
C’è un cuore sotto la neve putrefatta
Con le colline di amori maledetti
C’è un cuore che batte nel fango
Coperto dal pianto scolpito dal freddo
C’è un cuore che lotta senza più forza
Solcato da cicatrici e pioggia e grandine
C’è un cuore nutrito con la voce del mondo
Sempre pronto a morire per un si o per un no
C’è un core che è rinato senza cuore
Ed è la disperazioneche batte nel petto.
Le cose sono ancora calde
Di primo mattino
La noia è gialla
L’estate dilapida i suoi profumi
I giorni hanno indossato l’ombra dei pensieri
La sera ammira le rose tra le maglie della strada
Oltrepasso me stesso e una bolla di luce
Raddoppio le parole senza tirare fuori la lingua
La vita non mangia nulla e se ne sta in garage
Intanto la notte passeggia liberamente sul dorso di un cane
Un silenzio acido proietta una carezza tenera
Avanti a me il mondo s’approssima
Sputa in faccia all’uomo che vacilla.
Il tempo conia
Altri dubbi
Ricoprendo di schiuma
Le parole e le cose
Pesante è la gru della vita
Per sollevare due metri d’amore
Il rompighiaccio del cuore
Hanno raccolto
I grassi dell’anima
Non resta che una boccetta di nulla
E un video – assente
Per lambiccarsi il cervello.
Piccola anima
È la tua fronte che vorrei baciare
E bere la luce – ombra dei tuoi capelli
E morire un po’ più in basso
Della tua schiena
Ma l’amore è sempre
E soltanto
Tutto il resto…
Si fanno difficili le battaglie
Ora che la vita ci toglie la forza e i sogni
La notte pura
Ha falciato un grido più forte
E nell’anima non rimane che un fremito
Come le ginocchia di un cavallo
Dopo un’ultima corsa
Anche è più timido il suono dei miei versi
E deboli le parole
Senza più labbra.
Carla, Da dove mai sarai entrata
Come un topolino
In un cuscino sfatto
Di deboli carezze.
I tuoi giorni non amano questo sole
Che come un arco
Ti scocca le sue ombre
Ineffabili.
La notte
Lo stupore s’attacca alla notte
Linee dure sparse nel cuore
Della notte
Bastarda la notte
Disamorata
La notte
Che botte la notte che fotte
Amori opachi nel cartoccio della notte
Il silenzio è pane offerto
Alla notte
Bella notte
Dove non finisce la notte
La notte.
Cerco un colore
Una melodia senza suono
La purezza di un bacio
Il fianco dei tuoi fianchi
Cerco la dimora dei tuoi occhi
Come un’ape cerco
Il mio fiore d’estate
Cerco il respiro dei tuoi piedi nudi
Il profumo che riempie ogni malumore
Voglio le mani delle tue carezze
Gli occhi dei tuoi sguardi
Voglio la bocca delle tue parole
Il cuore dei tuoi battiti
E ancora battiti.
Sono solo il tuo istinto meccanico
Nella tua mente che contiene
Il principio.
Appena un sorriso
E il giorno sbadiglia con dolcezza
Ci si trucca
Ci si lava
Ci si fa l’amore
Bene o male.
Dappertutto per sentire
Ancora
Quel pianto beffardo
Avanti
Camminiamo avanti
E le tue gambe tramontano
Nel cielo scuro.
Come una macchia di Van gogh
Come un fogliame di lucciole
Come gli anni 70
Come con circospezione
Come carezze sgualcite
Come Hegel e le metamorfosi
Come il culo dei francobolli
Come la tribù di topolino
Come la riscossa delle volpi
Come mandela
O come cazzo volete perseguitatemi
Come insetti
Come maschere orrende
Come pasolini
Come giorni senza stoffa
Come balene di un luna park
Come versi metallizzati
Come majakosky
Come un cane che russa nel buio
Come l’antinomia e l’indifferenza.
Un incendio di profumi
Riavvolge
Questa sera
L’estate ritorna
Nel diafono oblio
O sole affamato
A te il tuo gregge.
Minuti di vetro
E un cielo secco
L’orizzonte ammaccato
Da lampi.
Schiuma di vento sui rilievi
L’oscuro amore rivive.
Nel cuore dei domani
Dove il buio lascia
Soltanto segni
E tracce di nemici
Ti amerò Africa.
Nei binari di cristallo
Dove la luna marcisce
Come un fischio
Il cielo è una bandiera blu
Attorcigliata da fili di cenere
Misera bellezza
Che illumini il mio sangue
E i finestrini sporchi di parigi
Tavolozza della giovinezza
Dove ogni colore
È un treno fermo
Sulle ali del nostro cuore.
Affogo dentro
I tuoi occhi
Insostenibili
E non ricordo più
Dove
Ho fatto il nodo.
Questa sera malvagia mi perdo
Nel sole che dipana
La tua ombra
Il tuo sorriso stretto
Illumina
Il disfarsi di un fondo.
Nel fango nel tango
Occhiali occhi e ali
Neo – nato tu – more
La rosa osa
Un pino alla spina
Una rana nana
Un verme chiuso
Una D noi due
Pigiama p greco
Chiara e bruna
O pochi o niente
Se sciopero opero
Veleno Verlaine
Il mare amareggia
Il sole è un assolo
Il tuo volto avvolge tutto
Le mani smaneggiano
Il cielo cela
Il vento s’avventa
Io spio
I capelli cappelli
Le stelle strillano
Re sol
Il pittore pettina
Il poeta spettina
Il barbiere sbarba l’alba
La tosse tassa
La luna la due
L’amore a – ore
Il saggio s’aggira
Il tifoso il tifo
La mela me l’ha rotte
Visi a – vvisi
La camicia miagola
Il cane anela
La luce traduce
Il mutosordo.
Di chi è questo sole che
Ostinatamente perdura
Questo fuoco impuro come un lamento
La memoria triste
Che si innalza sopra i suoi orfani
Gemiti sacri
Che l’amore invano consuma
Di chi è questo pianto duro
Che volesti interamente per te
O la guerra
Che gli uomini sorridendo
Si fanno?
Le mie ali spezzate
Con proiettili di sangue
La tua voce
Come un calco di vuoto
Infelice sera
Di un giorno polveroso
Pianura e sonno
Non li capisco i tuoi occhi
Che non ho mai perduto
Un’ultima volta
Ricordo musica gelida
Mi amavi
Senza ragioni né confini…
Marciapiede della malinconia
Il destino è un rancore che persiste
È il sangue di un triste sud
La notte di un giorno fitto
È lo sguardo antico di un uomo che non verrà
Le fugaci e mai più disgiunte labbra
La serratura dei tuoi baci di cristallo
Il duro profilo della morte
È l’anniversario dei miei silenzi muti
Il mattino in cui svanisco
Un lieve battito di un canto messicano
La reliquia di un crepuscolo
La dimora dei coltelli di un poeta
È il graffio invocato nell’eterno
Siamo noi illuminati col fuoco dei peccati
Il destino è tutto
O niente
O soltanto qualcos’altro
Come un dolore sovrapposto ad un dolore
Come la vita sovrapposta alla vita.
Sei come un’ossessione forte e minuta
Sopra la campagna
Il sole t’implora
E tu raccolta da un’alba
Piangi e tutto piange
Il tuo amore è greve e non è la morte
Sola, ti contorci in un mondo affollato
Ogni cosa ti somiglia
E sei sempre identica nel tuo chiuso respiro
Disperate le tue parole e inutili
Disperate e irraggiungibili
Sarà l’aurora di un amore smarrito
Amore mio!
Risvegliati da un calore selvaggio
Che si dibatte
Come un sapore
Per dar fondo a un respiro remoto
Ci lasciammo.
E più in là
Già sgorgava la luce
Di una ruga.
Ecco qua
1, 2, le tendine
niente o quasi
giorni di cera
i capelli a mazzo
raccogliete pure la carne
come un ciuffo di memorie
assurdo aspetta
i frutti sono maturi
per chi conserva le labbra nell’aceto.
Tu che ti siedi accanto e sputi nel buio
E in silenzio scherzi col vento
Tu che mi guardi sempre di meno
E ti trucchi le labbra di nebbia
Tu che mi indichi una macchia nel sole
E con le dita accarezzi
Profumi morti
Tu che ascolti quando non ho più parole
E mi confondi con una foglia di tristezza
Tu con i tuoi occhi
Color pioggia
Che cammini e cadi nelle ferite di un’alba
Tu fiore d’arcobaleno
Fiore del mio sogno.
La notte inguantata si perde
Come una dolcezza di cristallo
In mezzo al mare i pesci
Giocano a poker con le onde la sera
Avvolti in un foglio di tristezza
I miei cuori paralleli
Si lasciano cadere da tutte le finestre
Gli anelli telematici piangono
Il mondo intero è caduto nella rete
E i miei capelli mischiati assieme ai tuoi
Sostengono l’ultimo ramo spezzato
Sullo schermo della via lattea.
Dietro le spirali
Di quella luce straziante
Di quel mare dimenticato
Carezze umide colpite dal sole
O rosa di maggio
Il tempo domani registrerà
Il mio martirio
Ferite chiuse in un collarino d’avorio.
La scatola della cipria
Non smentisce il trucco dell’indifferenza
E la mia bocca
Sporca di ruggine
La smorfia di derisione dei clacson
Tutto il profumo delle donne è morto.
La porta girevole dell’ingresso
L’ombrello stringeva tante mani
Mentre i tacchi chiodati del silenzio
Risuonano sulle lastre dell’anima
La fermata dell’autobus offriva
Venti soldi di profumo
Andrò dal dentista a piedi.
Mentre il vento
Soffia nel vento
Vorrei un’altra tenerezza
E ascoltare il silenzio
Che arde nel buio
Solo.
Qundo le ombre si sveglieranno
Non fermare le tue dita
Non riununciare a esser solo
Nessuno farà mai niente per te
Quando le ombre si sveglieranno
Impazisci ma non farti fottere
Ama il tuo dolore
Con tutto il tuo dolore
Quando le ombre si sveglieranno.
Le alghe salate
Delle stelle
Mi hanno fatto impazzire
Incise
Su un pensiero di vetro.
D’improvviso
La pioggi asi espande
Sotto gli archi
Tardi nella notte
La malinconia è ricamata
Sul ghiaccio
E non sulla libertà.
Forse io sono felice
Quando la pioggia batte sui vetri
Sdraiato
Sulla mia schiena.
Pinne impolverate
Scivolano sul cristallo
Liquido della notte.
Ho bevuto bicchierini di sabbia
Lungo i canali che costeggiano
La speranza
Spesso ho sentito il languore
Delle api in teatro
Delitto dei sogni zuccherati.
Le parole sono sospese
Nelle bocche dei moribondi
Il cuore dell’estate
Non ammette sorrisi poveri
I tuoi baci bruciano
Nelle officine dell’anima
La saliva delle stelle
È la nostra unica lanterna.
Per i giorni
Per i tuoi occhi in trasloco
Per questa danza suicida
Perché tu soffi su un ventaglio
Di crepuscoli non sperati.
Ascoltavo le sue parole
Stracciate dai tuoni
Torcendo le sue tenere lacrime di neve
Mentre il mattino si purifica
Io bagno le mie ali
Per svegliare il sole
Perché le sue spire
Attorcigliano le mie sigarette.
Cammina
Vai avanti
E brucia le carezze che invadono il loro sussurro
Notti infinite ci insultano
Coi loro sorrisi irregolari
I silenzi braccano
Per l’ultima volta
Un filo di lacrime
Nella gola delle foglie
Dormono
Pensieri di schiuma
E non è finita.
Guardo il cielo per l’ultima volta
Cercando ciò che non ho perduto
L’isola dei nostri affetti
È sabbia arrugginita
Poiché non c’è nulla
Che può confortare
I fiori dovranno imparare a volare
Per trovare la primavera nel deserto.
Tutti i passi vanno portati a termine
Per far dileguare il nostro torpore
Nei giorni polverosi
Di questo corridoio
O chiudere gli occhi
Sul nostro cuore.
Tutto è grigio
Anche la primavera
Che rimbocca i polsi e tira su le maniche
Intanto
Mentre aspetti l’inverno, soffiati il naso,
i ranocchi hanno deposto il breviario e parlano
domenica diranno la loro messa.
Ogni corpo è un’onda
Ma sul mio non scivola più il sonno
Darei lo stomaco per sapere
Che cos’ho sullo stomaco
Io sto qui ma sono di là
vicino c’è un cane
che abbaia in sogno
sottovoce
ma la notte nasconde la sua tristezza
esclusi i pensieri neri
dei piedi contro il cielo.
La pioggia
Come un enorme millepiedi
Scava la sua tana
Nei cuori dimenticati.
Del cielo la tristezza
Brilla come avorio
E non c’è da rallegrarsi
Se la terra
Ha nascosto nella bocca
Un sorriso affogato.
Ho sorpassato la tempesta
E tu impassibile e selvaggia
Fammi impazzire in quest’umida notte
Intreccia
Una corda dietro una fugace primavera morta
Disgela la mia anima ora che se n’è andata
Accoltellata dal vento nell’erba nera
Che confonde ogni cosa.
Oh! Perché il nostro amore
Non ha avuto tutta la dolcezza
Così che ora potrai finalmente maledirmi
La mia strada è stretta
E il pugnale del tuo amore
L’attraversa come vuole
Ma prima di colpire
Sappiate che ho paura di un bacio.
Precipita una foglia pestata
Dal vento d’oro,
pioggia cade sulle strade tosate
dal sangue scremato nel secchio dell’anima
contro l’ombra germoglia nella neve ferita
e un fiore di ghiaccio mielato brucerà
da una tana della notte errante e bucata
e nessuna donna piangerà la mia schiena di rose
o si inginocchierà a brucare il mio cranio squarciato
dal pozzo stellato della mia inquietudine.
La notte sbatte gli occhi
Abbagliata di ritrovare il mattino
Potrei ingoiare il tuo seno
Se fossero due bombe
O qualcosa di peggio
E andare a casa
Per sentire l’estasi
Che viene e t’abbraccia
A strofinare le tue costole rotte
Non importa quanta stupidità hai
Per sentire le rotaie di ferro del mio cuore
Ma non lasciare che i sogni arretrati
Rompano la tua tenerezza nella pioggia
Punta soltanto sulle fregature per vincere
E cancella il mio nome dalla tua ultima missione
Non esistono tracce
Per conquistare il deserto
A meno che non stia sbagliando:
comunque vaffanculo amore!
Il tuo cuore muto
Rigato dal diamante del tempo taciuto
Ha il morso dei ghiacciai
Vespero senza cielo.
Dimmi del tuo viale senza fiori
Dove la tua bocca opprimente
Assapora il nudo tallone
Di una nota senza virtù
Sorriso cristallino
Smuore nel candido dubbio
Di una rosa vivente
Grida da quella finestra selvaggia.
Il vento ha portato via
Il cappello al tempo,
agitando le braccia
la solitudine l’ho avvolta
nei suoi soli anneriti.
Ora un temporale di seta
Eclissa la mia strada
Per sprofondarmi nell’insonnia
Dei suoi occhi ….
Al di sotto di questa schiuma d’acciaio
M’illumino di poco
E nel buffo silenzio di questa libertà
Micidiale
Le torture ridono
Orinandoci d’indietreggiare.
La foglia nell’acqua
La sedia
Il cielo è un mare di cenere
Nei miei occhi.
Alla fine soffieremo
Sui fili della luce
E voleremo
Su palpebre di catrame
E la tristezza
Illuminerà
La tristezza.
L’orizzonte ha disseminato i suoi silenzi
Che sfondano i boschi
E questi destini che non conosco
Non possono mascherare il loro nitrito al sole
Le strade inghiottite dalla febbre
Ci verranno a prendere senza complimenti
Con i nostri bicchieri di vino e neanche un desiderio
E quei sorrisi crudeli che più non accecano
Si schiacceranno nei tuoi interminabili occhi
Prima di abbandonarsi alla notte
Frantumarsi tra le lacrime di un addio
Come una notte ammanettata dal freddo
Cercarti nelle onde insabbiate degli istanti
Per girare al largo dalle tue ciglia
Ridere così forte da mordere una lacrima
Amore che sgoccioli ghiaccio sul mio silenzio
Un bambino che corre all’indietro per saltare avanti
A tutto ciò che disgusta
Al punto da coltivare ombre
Nel folle prato dei tuoi occhi.
Anche il sole si sta bruciando gli occhi.
La ragazza alzò gli occhi senza riflettermi
La notte era appena più alta della luna incrociata
Fragile come una bufera
Piccola come un ricordo
Triste come un rumore
Ora la stanza ha preso sonno
Nel fumo impallidito dei ricordi
Lei non scrive più
Dietro il sipario delle labbra
Ma suppone che io rompa le scene.
Nelle sabbie dei tormenti
Sulle rovine lucide dell’anima
Le passeggiate sveglie di malinconia
Il tuo amore regge ed è impossibile
E tutto combacia fuggendo da tutto
Vana comunione delle forme
Che fluttuano senza mai parlare di noi
Noialtri poveri…
Bambini vestiti di stracci e poesie
Dalle urla polverose dei quartieri
Miseria dei giorni imbalsamati
Sotto un sole di porcellana
Non per restare vivi
Ma per vivere resistendo.
Albicocca.
Così ti chiamavo.
Dal fondo dei vapori
Del temporale abbronzato dalle ultime
Gocce – amore
Scaglie di lampi.
In verità ho amato
Le tue unghie semi buie
L’oscurità senza riparo sotto i tuoi occhi
Le briciole di un sussurro sbronzo di bellezza.
Albicocca
Timido giardino
Baci asfaltati di nebbia
Violini squassati di corpi impenetrabili.
Non mi rimane che il marmo di una poesia
E una prigione di cotone
Una fontana di fulmini sulle punte delle dita.
Nelle vallate autunnali si sciolgono
Le piogge notturne
Come il cerchio breve della tua bocca
Dove petali di neve trainavano
La vita e la morte.
E un mattino
Averti immaginato
Antico amore
Nei tuoi passi senza luce
Immaginarti
In quell’ora in cui la notte
è una candela che intenerisce lo sfondo
aver guardato l’alba sciogliersi
e ardere in un cortile di sabbia
aver sentito il cerchio delle lacrime
affaticare il cammino di un gatto
e l’inizio del silenzio
assomigliava una speranza calda.
Si vive di torpori
di cose che espellono acqua dagli occhi
di dolori a cui si abbassa la vista
di respiri senza udito
di pensieri che provocano eccessi di tosse
di vertigini
di pruriti con le cateratte
di solitudine diffusa nelle narici
si vive di pneuma poetico
di tenerezze deliranti
di umori vascolari
di s- comunicazione epatica
di politiche trans- geniche
di aforismi impiantati sui bay - pass delle unghie
di carezze condensate
di ipnosi ipermarket
si vive si vive sempre
all’incrocio dei tuoi piedi e delle stelle.
E’ così che bisogna prendere le cose
le carezze a livello microscopico
se bruciano nella testa senza ormai dolore
allora addio nel buio che brilla come latte
dagli oblò delle tue labbra
ora che la sabbia mi è entrata nei fianchi
me ne infischio del muco
che viene a leccarmi il respiro
Dimenticate colui
che ha filosofato
nella stoffa fino ai piedi ferito dall’amore
compagna insultami
lasciando un bacio unico di pioggia
i giorni che ci restano
hanno obliato le anime delle ginestre
e adesso sciogliendoti
fruga nei cuori paralleli delle mie ginocchia
Pronuncia una parola
e la rosa resuscita
Rimbaud, deluso e irritato se ne va
ogni vera poesia è perciò violenta nel suo svolgimento
non vogliamo più sapere di un destino
per il lampo di un istante
la pressione delle ginocchia
spara con un fucile il sole addormentato in sella
vorrei dirti una cosa
senza nessuna misericordia
Stanotte con una goccia mi hai fucilato
mi hai preso a calci
la casa del destino ha una sola stanza
Prendi questo e questo e anche questo
mia cara il tuo cuore copre il fondo dei giorni
nascosti da uova di foglie
Frantumi della mia voce
le verdi primavere non hanno sorrisi
se un grido precipita nella tromba della sabbia infuocata
tranne l’amarezza sulla strada alle mie spalle
non c’è che un suono disfatto sulla lama dei miei passi
amore, premi il grilletto
ad intrecciare i miei sogni.
Scegliete sempre una buona tinta
amate la terra sotto la terra
così quando io sarò morto
sarò sotterrato in cima alla collina.
Noi saremo gli occhi che piangeranno sorrisi
Un’ombra di tristezza
L’alba accoltellata dalla saliva
Di un bacio
Le nostre anime perdute e perdutamente
I cuori senza speranza
Le primavere che sbocciano prima del giorno che moriamo
Saremo una conchiglia partorita dalla solitudine
Uno sputo di pensieri
Nel fondo di un lago
Saremo il silenzio
Fragili voci di pioggia
Un bacio intristito ai lati del nulla.
In una stella
Ho incontrato
Il tuo sguardo
E non era una stella cadente.
La foglia nell’acqua
La sedia
Il cielo è un mare di cenere nei miei occhi
Alla fine
Soffieremo sui fili della luce
E voleremo su palpebre di catrame
E la tristezza
Illuminerà la tristezza.
Malinconie come un velo di ghiaccio
Moltitudine tutti
I pensieri che non capisco.-
Voglia di andarsene:
ma dov’è il giorno?
Dov’è la vita?
La nostra età i pianti il caldo
Si dileguano senza indicazioni
I vapori non hanno più fondo di te
Delle gallerie delle nuvole delle ore
I colori senza innocenza bambini
Labbra da slitta falciano specchi
ei insieme da sola sempre
Offre le braccia al crepuscolo
E s’inventa un’altra vita
Io vivo senza vita
Oltre le feritoie dei baci impossibili
Sempre sbagliando come una volta
a non inganno l’inferno
e nemmeno gli altri.
Nulla è in quiete
Una nebbia gelata si arrampica
In un volto
Il vortice mi prenderà in silenzio
Trascinandosi dietro
Profumi dilatati
I raggi del sole per una volta
Punteranno in alto
Ti penserò dal diciottesimo meridiano
Nello scomparire del tempo.
Sei nata sullo sfondo del nulla
E ti sei diluita in quello sfondo.
Sei apparsa e sprofondata
Lasciandomi unico testimone
Di questo apparire – sprofondare.
Come potevo trattenerti un istante
Senza che mi decomponessi?
Tu che vivi nel cuore del mio essere!
Sei la mia angoscia!
Appartieni a ciò che mi sfugge.
A ciò che non si cristallizza.
Sei tutta in me.
Tutto è fuori di te.
Io sono soltanto l’origine!