E' il primo anno che cerco di lanciare questa iniziativa , anche se è da diversi anni che cerco di fare un B& B, credo che questa mia sia il primo passo per lanciare queste nostre zone, nascoste e poco conosciute, quello che possiamo offrire non è molto, però per quelle persone che richiedono tranquillità per uscire dal caos cittadino è proprio quello che fa per voi, Spero di garantirvi la vostra meritata vacanza, anche se essendo il primo anno di iniziativa ci saranno sicuramente alcune problematiche che risolveremo man mano che questa iniziativa andrà avanti, essendo un paesino molto piccolo 700 abitanti circa, mancano vari servizi, di prima necessità per chi è abituato a vivere in città, però darò tutto ciò che è possibile per rendere accogliente la vostra vacanza, potete scrivere o telefonare per avere informazioni più dettagliate e chiarimenti alle vostre problematiche. Sperando di far bene auguro a tutti una buona vacanza.
Castagna e la sua Nascita
Secondo il racconto di Luca Campano, suo maggior
biografo, mentre ritornava dal suo eremitaggio sul Tabor e in Terra
Santa, percorreva la via tracciata dal Corace per raggiungere la
natale Celico. Lungo il fiume, a poca distanza dalle mura
dell’abbazia incontrò un "Nobile Monaco" che gli commentò la
parabola dei talenti accendendogli il forte desiderio di vestire il
saio. Gioacchino rimase affascinato dalle parole del monaco e dalle
pietre di Corazzo, tanto che, pur continuando il suo cammino verso
nord, quell’abbazia penetrò nel suo cuore. Durante la sua permanenza
alla Sambucina e durante le sue predicazioni successive, anelò
sempre di poter entrare a Corazzo. Visitò l’abbazia e ne conobbe
l’abate: Colombano, che lo prese subito sotto la sua protezione,
cosi che le sue visite si fecero sempre più intense. Gioacchino fu
ordinato sacerdote dal vescovo di Catanzaro Giovanni. Non è
precisabile la data di tale evento, né appare di facile lettura come
fosse proprio quel vescovo visto che Corazzo si trovava in diocesi
di Martirano e la Sambucina in quella di Cosenza. Forse
l’ordinazione di Gioacchino avvenne proprio a Catanzaro durante
qualcuno dei suoi innumerevoli viaggi. Alla morte dell’abate
coracense Colombano, avvenuta nel 1176, egli fu nominato, nel 1177,
nuovo abate dell’abbazia di Corazzo. Gioacchino divise i suoi
impegni di abate tra viaggi per tutelare l’amministrazione
dell’abbazia e per approfondire la sua vocazione di esegeta e di
studioso. Si recò inizialmente a Palermo da Guglielmo II da cui ebbe
vaste concessioni di terre che permisero all’abbazia di Corazzo di
estendere notevolmente i suoi possedimenti e le sue ricchezze. Ma fu
il silenzio della valle del Corace che stimolò le sue solitarie
riflessioni per strappare alle scritture il loro segreto,
meditazioni profonde che trovarono in una esperienza puramente
intuitiva e visionaria il proprio fondamento e le proprie ragioni.
Ma fu dal silenzio della valle del Corace che scaturì come un fuoco
il suo spirito immenso che pervase i secoli e le coscienze, che
intrise di sé gran parte del pensiero dei secoli a venire. Tracce e
segni giochimiti sono visibili in Francesco d’Assisi, Dante
Alighieri, William Yeats, Michel de Montaigne, George Sand, James
Joice, e addirittura nell’ "Idealismo" filosofico di Hegel e
Schelling e nel Materialismo di Marx. Così si recò a Casamari per
approfondire i propri studi e per avere l’autorizzazione a scrivere
dal pontefice Lucio III. Questo lasciò scritto Luca Campano in
occasione della visita di Gioacchino a Casamari: Io Luca,
Arcivescovo di Cosenza, nell’anno II del Pontificato di Lucio,
quando ero monaco vidi per la prima volta in Casamari un uomo
chiamato Gioacchino abate di Corazzo, figlia di Sambucina, figlia di
Casamari, per la qual ragione ogni onore e gloria come un nipote
ebbe in Casamari, ma soprattutto per il dono di sapienza e di
intelligenza ricevuto dal Signore. Allora, dinnanzi al Papa e alla
sua corte, egli cominciò subito a rivelare la sua preparazione nelle
scritture e la sua bravura nel far concordare il nuovo con il
vecchio Testamento, ricevette il permesso di scrivere e iniziò
subito... A Corazzo dettava a tre amanuensi contemporaneamente:
Nicola, Giovanni e Luca, le sue tre opere maggiori: "Expositio in
Apocalipsym" , "Liber Concordiae novi ac veteris Testamenti", "Psalterium
decem Chordarum". A Corazzo nascevano i tre plessi cardinali del
pensiero gioachimita: la teoria ermeneutica, la dottrina trinitaria,
l’interpretazione della storia. La teoria della concordia dei due
testamenti e dei tre stati è così radicata nelle relazioni delle
persone della Trinità che anche la storia ne risente nella scansione
dei "tempora" e delle "aetates" incontrandosi in una triangolazione
dove nessuno dei vertici può fare a meno degli altri. Gioacchino
infuse la storia di trinità: età del Padre, del figlio e dello
spirito santo, Dio uno e trino scendeva nei processi umani: l’opera
di Gioacchino appare quindi come un’imponente teologia della storia.
Ma dentro l’abbazia di Corazzo Gioacchino doveva occuparsi anche di
amministrazione, di conti e, spesso, doveva dirimere liti che i
monaci intentavano per questioni di confine con altri monasteri o
con baroni e proprietari. A lungo andare, per un’ansia di libertà,
per seguire la sua autentica vocazione, cominciò a pensare di
lasciare Corazzo. Con il fido monaco Raniero di Ponza, nel 1187
s’incamminò verso l’aspro massiccio della Sila scrivendo la fine dei
suoi rapporti con quell’abbazia. In realtà i suoi rapporti con
Corazzo non finirono: si capovolsero! Egli fu considerato per lungo
tempo dai Cistercensi di Corazzo un traditore e un fuggitivo. Solo
al momento della sua morte, nel monastero di san Martino di Canale a
Pietrafitta, il 30 Marzo 1202, al suo capezzale, assieme agli abati
di Sambucina e di Santo Spirito di Palermo, pregava anche l’abate di
Corazzo.