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Biografia	DESCRIZIONE Bruno Arcuri, mio figlio, il primo miracolo che ho visto concretizzarsi nella mia vita di giovane donna. Avevo infatti appena diciannove anni quando lui è nato. Questo mio bambino lo avevo sognato, desiderato e aspettato da tanto, forse da sempre e da subito ho guardato a lui come un dono grande, prezioso e fragile; a volte la notte mi svegliavo di soprassalto e mi mettevo ad ascoltare il suo respiro con la paura di non sentirlo più. Era un bimbo buono, sereno e burlone, precoce, intelligentissimo, che mi stupiva con la sua innata curiosità e le sue tante intuizioni. Non sapeva ancora leggere che aveva imparato a memoria tutte le sue fiabe preferite e, quando cercavo di fare una sintesi, saltando qualche rigo nella lettura, lui pronto mi correggeva recitando a memoria tutto quello che avevo omesso. Aveva una memoria vivace e un acuto spirito di osservazione. Sin da piccolo aveva messo in evidenza una particolare sensibilità verso i più deboli. Era disponibile verso tutti, pronto ad accogliere gli altri e a condividere le proprie cose, i suoi giocattoli e le sue passioni. La prima, che lo accompagnò sempre, fu sicuramente quella per il calcio: quanti palloni abbiamo comprato e perso e quanti album di calciatori completato, quante divise ho steso al sole e quante ginocchia sbucciate ho curato, con quelle ferite che portava con orgoglio, quasi come un trofeo, senza mai lamentarsi. Bruno è cresciuto in fretta, dimostrando presto di possedere un innato carisma: i suoi amici lo amavano molto, lo rispettavano, lo seguivano. E’ un elemento positivo, proteso al bene e- il che è stupefacente- riesce a trascinare dietro di sé il resto della classe così mi disse una volta la sua insegnante delle Scuole Medie. Allora nella sua stessa classe c’era un compagno che purtroppo soffriva di crisi epilettiche: Bruno aveva imparato come aiutarlo e si prodigava per farlo ogni volta che ce n’era bisogno, dimostrando prontezza di riflessi, sicurezza e sangue freddo nell’eseguire le manovre necessarie. In quello stesso periodo iniziò a giocare, col ruolo di difensore, con la società polisportiva di Carlopoli nella sezione giovanissimi e l’allenatore, il severo e appassionato Salvatore Parrotta, gli assegnò la fascia di “capitano”. Conservo ancora gelosamente quel pezzo di stoffa che tanto lo caricava di responsabilità e lo inorgogliva. Noi iniziammo a seguire le sue trasferte con altri genitori e ad assecondare le sue passioni. Arrivarono gli anni del liceo. Si era iscritto al Liceo classico “Galluppi” di Catanzaro. Nonostante non conoscesse nessuno, fece subito amicizia con tutti; gli insegnanti mi elencavano le sue doti, congratulandosi per la sua preparazione e la sua correttezza. Lui si appassionò sempre di più a quegli studi che inizialmente aveva scelto senza conoscerne bene le difficoltà. Tra tutti voglio ricordare il professor Raffaele Benincasa, insegnante di latino e greco, che divenne per Bruno un punto di riferimento fermo, una persona che stimava e ammirava moltissimo. Nell’estate a cavallo tra il quarto e il quinto ginnasio gli furono assegnate cinquanta versioni di latino e lui le tradusse tutte, sacrificando interi pomeriggi. Qualche giorno prima che iniziassero le lezioni se ne andò a Catanzaro per “passare” ai suoi compagni, che non le avevano fatte, tutte le sue versioni. -Ma perché gliele hai date, Brù? – Gli chiesi io stupita e anche un po’ infastidita. Lui mi guardò con una certa delusione: - Non le avevano fatte. Così mi rispose come se fosse stata una cosa normalissima. Ma ti sei sacrificato tutta l’estate! Ho studiato per me, quello che ho imparato mi è rimasto. Perché non avrei dovuto aiutare gli altri? Non seppi cosa rispondere, capii che aveva fatto la cosa giusta, un po’ mi vergognai di me stessa. La professoressa Gervasi, sua insegnante di greco, entusiasta della sua preparazione, all’ultimo anno mi raccomandò di non fargli scegliere “lettere classiche” all’università, perché, disse, “lui può scegliere qualsiasi facoltà e la nostra professione non paga”. Penso si riferisse proprio alla scarsa retribuzione economica dei docenti e al loro poco prestigio nella nostra società. Riferii a Bruno le parole della sua prof e lui mi guardò senza commentare. Nemmeno mio padre, che era stato il suo maestro, e che Bruno amava e ammirava, avrebbe voluto fare di lui un insegnante. Papà desiderava che scegliesse una facoltà che, secondo il suo parere, avrebbe offerto a quel suo primo nipote, di cui era particolarmente orgoglioso, un avvenire prestigioso: Giurisprudenza. Diceva che, con la sua preparazione e la sua ricca eloquenza, Bruno sarebbe diventato un brillante avvocato o forse anche un ottimo notaio. Ma lui, dopo aver sostenuto l’esame di maturità ed essersi diplomato con la votazione maggiore e i complimenti della commissione d’esame, se ne andò a Firenze, scegliendo proprio lettere classiche. Mi sentivo male, pensando di non dover più tradurre mi confidò al ritorno da Firenze, rimettendo al loro posto i vocabolari di greco e di latino che troppo presto avevo riposto in uno scatolone. Ed io capii ancora una volta che aveva fatto la scelta giusta. Si trasferì nella sede universitaria: mi mancava e mi preoccupavano le difficoltà per la sua integrazione in un ambiente nuovo, lontano, così diverso dal nostro. Iniziò presto a dare gli esami, mi pare che il primo sia stato Geografia, e poi tutti gli altri; concluse i suoi studi laureandosi con il massimo dei voti e la lode. La sua tesi di laurea in Letteratura latina dal titolo Exsempla Natura: ambienti cittadini ed altri paesaggi nelle Epistole a Lucilio era uno studio approfondito sulle lettere scritte da Seneca, nelle quali egli consigliava a Lucilio la via da seguire, indirizzandolo e guidandolo verso la saggezza. Seneca affermava che l’uomo, per giungere alla saggezza e alla virtù, deve seguire l’esempio della natura, intendendo “Natura” nel senso più largo possibile. Bruno, nelle considerazioni finali, così concludeva: … poco importa se egli sia riuscito davvero a percorrere tutta la strada fino ad arrivare alla virtù…quello che importa è la lezione che Seneca ci ha lasciato; quello che importa è il suo costante sforzo di migliorare se stesso per migliorare gli altri; quello che importa è la testimonianza di un uomo che aspirò a superare i limiti impostigli dalla propria condizione umana e ad avvicinarsi a valori ed ideali alti. Di questo, ancora oggi, penso che tutti noi gli dovremmo essere grati. Ho nella mente le sue tante partenze, ma preferisco pensare ai suoi arrivi. Rivedo la stazione di Sant’Eufemia; io non andavo ad accompagnarlo quando partiva perché non volevo vederlo andar via, ma ero sempre presente ai suoi ritorni. Mi sembra di rivederlo, scendere dal treno e trascinare il suo trolley, in spalla la sua immancabile chitarra e il suo bel sorriso quando ci scorgeva da lontano. Era una sorpresa ogni volta: tornò un giorno con i capelli lunghi, un altro con uno buffo colbacco di pelo, un altro ancora con uno strano “pizzetto”. Lo vedo sempre con quel suo eskimo verde che avevamo cercato disperatamente in tutti i negozi e le bancarelle dell’usato del comprensorio e mi pare di sentire ancora quel profumo, il suo profumo che respiravo nel calore di quel nostro abbraccio… Tornava carico di idee, ricco di proponimenti e di proposte: avrebbe, già da allora, voluto cambiare le sorti del nostro paese e del nostro territorio, dargli un impulso di vitalità, scrollarlo da quella apatia che, a volte, caratterizza le piccole comunità; dare ai giovani e anche a quelli che non lo erano più una nuova carica di energia, la speranza in un futuro migliore. Così, dopo aver concluso gli studi universitari nella “sua” bella Firenze, rifiutando la proposta di un suo professore di rimanere nell’università in qualità di assistente, tornò nella “sua” Calabria, nella “sua” Castagna, cominciando subito ad impegnarsi nel Centro Culturale organizzando, insieme ad altri amici, convegni e dibattiti, cercando di vivacizzare culturalmente il nostro ambiente. Tanti furono i giorni passati a progettare e realizzare le manifestazioni che ebbero luogo in quegli anni (per citarne solo alcune, quelle sui briganti, le processioni a Corazzo con gli sbandieratori e i figuranti in costume d’epoca ) eventi che costituirono sicuramente un forte momento di aggregazione per la nostra piccola comunità. Ad un certo punto, ritengo che questo gli sia sembrato troppo poco, troppo limitato, troppo chiuso, troppo stretto, allora cercò di aprirsi a nuove esperienze e di allargare i suoi orizzonti. Allacciò rapporti di confronto e di collaborazione con i ragazzi di Decollatura e via via con quelli di Soveria e di Bianchi. Bruno credeva fortemente che poter unire tutte le forze e le energie presenti nei diversi paesi del Reventino potesse diventare volano per un processo costruttivo ed univoco di riscatto e di rilancio del nostro territorio. Attraverso il Forum del Reventino iniziò un lungo processo di confronto e di crescita, iniziarono le “battaglie”, ovviamente pacifiche, per tutelare il “Bene comune”, le marce della pace, le manifestazioni della “Montagna di Pace” a Corazzo. Tutte queste iniziative videro tante persone, provenienti da ambienti e realtà diverse, diventare una cosa sola e impegnarsi per realizzare un progetto comune di giustizia sociale e di legalità. Intanto, non so se contemporaneamente, e purtroppo non so come, forse per merito di Cecè e di Rosy, si era avvicinato ad un gruppo di aderenti all’associazione Libera di Lamezia. Ricordo per tutti Emma Leone, donna coraggiosa e determinata, ma anche don Giacomo Panizza ed Enzo Caroleo, persone che lui stimava e ammirava, che lo accolsero, valorizzandone le potenzialità e divennero suoi amici. Profondamente influenzato da questa esperienza, cominciò ad andare in giro e a partecipare per conto dell’associazione Libera a corsi di formazione, convegni, dibattiti, diventando relatore egli stesso ed impegnandosi a formare i ragazzi nelle varie scuole, divulgando i temi inerenti la legalità e la giustizia, contro ogni forma di sopraffazione e di mafia. E fu sempre a Lamezia, dove aveva conosciuto e fatto amicizia con gli esponenti di Pax Christi, che si trovò anche a far parte del Comitato, allora nascente, per la difesa dell’acqua pubblica (oggi a lui intitolato). Era impegnatissimo, io lo vedevo di sfuggita, un bacio di corsa, un abbraccio veloce, un sorriso e via… Nello stesso periodo aveva fatto domanda per accedere alla Scuola di Specializzazione a Cosenza; contro ogni mia aspettativa (dato il malcostume imperante) , ma con mia grande soddisfazione, dopo aver sostenuto i test d’ingresso fu ammesso ad ogni classe di concorso per la quale aveva partecipato. Scelse di frequentare il corso di Italiano e Latino il primo anno e quello di Greco l’anno successivo. Iniziò ad insegnare nei Liceo Scientifico “Costanzo” di Decollatura, poi nel Liceo Classico “Fiorentino” di Lamezia e quindi al Liceo “Siciliani” di Catanzaro. Erano delle supplenze più o meno lunghe, ma per lui rappresentarono tanto: tornava entusiasta dalle sue giornate di docente, mi parlava della sua esperienza, ogni tanto mi chiedeva dei consigli. Mi raccontava dei suoi colleghi, dei suoi alunni: leggevo nelle sue parole lo stupore per questa nuova esperienza, la passione per il suo lavoro, intuivo l’intensità del rapporto umano che aumentava di giorno in giorno con tutti coloro che gli erano accanto. Confermò anche in queste occasioni la sua grande onestà e la sua umiltà, dimostrando di possedere tutti i requisiti per una professione così impegnativa. Ogni pomeriggio preparava le lezioni per il giorno successivo e rimaneva sveglio tutta la notte, fino a quando non si sentiva soddisfatto e pronto: ore e ore di studio per cercare di offrire sempre il massimo, per essere all’altezza di quel delicato e meraviglioso compito che è quello del docente. Bruno però non era soltanto un professore, ma era soprattutto , nonostante la sua giovane età, un maestro: infatti, in un tempo relativamente breve, riuscì ad entrare nel cuore dei suoi studenti ed a instaurare con loro un rapporto di rispetto e stima profonda che andava al di là di quello che normalmente lega un insegnante ai suoi allievi ; i suoi ragazzi erano per lui prima di tutto delle persone che dovevano essere incoraggiate , sostenute, valorizzate e gli alunni , che lo avevano capito, apprezzavano e amavano profondamente quel giovane insegnante , idealista e “rivoluzionario”. Oggi, ogni volta che vedo degli studenti o degli insegnanti, per me è inevitabile pensare a lui, alle tante cose che avrebbe ancora potuto dire , dare e fare per la scuola e per i giovani. Ritengo veramente che tutti abbiano perso qualcosa di importante, non avendo più la possibilità di conoscere e di apprezzare Bruno. Si impegnò anche nella politica, perché riteneva che quella fossa la via giusta, lo strumento per cambiare al meglio il destino del nostro territorio, quella politica che lui amava scrivere con la P maiuscola, che vedeva come mezzo per raggiungere obiettivi comuni, utili per promuovere la crescita sociale e civile. La politica che è onestà e servizio, che non ha altri fini se non il raggiungimento del “Bene Comune”. Un altro mondo è possibile era il motto della sua lista quando si candidò a sindaco, nell’ormai lontano 2008. Una lista di giovani con tante donne, lui che li guidava e li teneva insieme, facendo da collante. Fu una sofferta, grande, bella vittoria. Anche di quella sera, al seggio, dopo la sua proclamazione, ricordo il suo abbraccio e il suo sorriso, il suo profumo e una stella nel cielo che brillava più intensamente delle altre. Iniziò a lavorare e ad impegnarsi subito per dare corpo ai suoi progetti, una risposta ai mille bisogni dei nostri concittadini. Si svegliava prestissimo, andava alla provincia, alla regione, a presentare i diversi progetti, a caldeggiare le idee che li avevano ispirati; anche lì , come in ogni luogo, lo accoglievano con simpatia: quel giovane sindaco alla guida di una giovane compagine amministrativa era , oltre che una novità, forse una speranza per tutti, anche per alcuni dei “vecchi” politici ai quali lui , ogni tanto, chiedeva qualche consiglio e che, probabilmente ,riconoscendo la sua umiltà e leggendo in lui il desiderio puro e pulito di cambiare, gli offrivano volentieri spunti e suggerimenti. Avviò tantissimi progetti dei quali mi parlava con entusiasmo e con convinzione, ottenendo in un solo anno di amministrazione tanti finanziamenti; cercò di sanare molte situazioni difficili che all’interno del nostro Comune si trascinavano da tempo; promosse, fra i primi nel nostro comprensorio, la raccolta differenziata dei rifiuti, alla quale, da convinto ambientalista, credeva fortemente, ottenendo dei risultati sorprendenti.Per essere del tutto coerente con quello nel quale credeva, rinunciò alla sua retribuzione da sindaco, lasciandola a beneficio delle casse comunali. Tuttavia non gli bastava. Era convinto che avrebbe potuto fare qualcosa di più, che avrebbe potuto fare meglio…aveva paura di deludere il suo elettorato, di non essere all’altezza e così raddoppiava il suo impegno, non risparmiandosi mai. Stava compiendo un piccolo miracolo, ma probabilmente non se ne rendeva conto. Certamente avrebbe fatto ancora tanto, se solo avesse potuto, se avesse avuto più tempo. Se n’è andato in una mattina tragica d’estate che preferisco non ricordare. Voglio ricordarlo come lo vidi l’ultima volta, al mare, con la sua camicia bianca aperta sul petto e l’asciugamano color arcobaleno sulle spalle, mentre veniva verso di me sulla spiaggia, felice per quella giornata di mare che lo aspettava… Ed è davvero, straordinariamente, miracolosamente vivo, nella mia vita sempre, ma anche, sono certa, nella memoria e nel cuore di molti. E finché coltiveremo la sua memoria, raccontando anche a chi non l’ha conosciuto quello che questo giovane uomo stava realizzando , fino a quando il suo esempio e le sue idee saranno d’ ispirazione e da guida per coloro che intenderanno impegnarsi concretamente e seriamente per contribuire alla crescita culturale, sociale e politica del nostro territorio, difendendo e tutelando i beni comuni, “ veicolando con la propria vita messaggi di pace e solidarietà fra gli uomini” sono certa che Bruno rimarrà con noi.
Piccola Biografia
	Soveria Mannelli 23 Maggio 1979
Una Biografia, quasi esclusivamente fotografica, dalla nascita, attraversando la sua espressione formativa, scolastica, familiare e sociale.
Primi "colori"
	Prima classe
La mia compagnia
	Un pò di svago
	I nostri fiori e colori
Prime competizioni "Papillon"
	Nuova "SOCIETA' che cresce"
	Casa, mare, oca, luna, ma finalmente il mio nome "BRUNO"
Lottare sempre giustamente
Grazie  di tutto Papà  "ma finalmente ti ho superato anche in Altezza"
Biglietto da visita per questa Università
Assai lo loda, e più lo loderebbe (Dante) Ti abbiamo lodato in "terra" e più ti lodiamo in "Cielo"
	L'ironia al Bar
Primi passi "La storia è Cultura e anche politica, insieme tendono a tenere sveglie le coscienze"
Alla ricerca dell'Angolatura migliore
	Anche  al servizio di Dio
Saggezza e tenerezza
	Sempre concentrato
Il suo comunicare...
	Primi passi al servizio dei cittadini
Voglio solo chiamarti Mamma (non ci sono altre definizioni)

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